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DOMANI
(IM)POSSIBILI

I minori che nascono e crescono in condizioni di povertà affrontano un percorso di vita in salita, durante il quale la mancanza di risorse economiche influenza tutte le dimensioni della crescita. Per questo, abbiamo condotto una ricerca sul campo, coinvolgendo 1.496 ragazzi e ragazze di 15-16 anni per capire, non solo cosa significa per i minori vivere in condizione di povertà, ma anche come la povertà influenzi le loro aspirazioni e aspettative.

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Proprietà artistica e letteraria riservata ©Save the Children
A cura di: Patrizia Luongo
Foto di copertina: Leo Patrizi per Istock
Pubblicato da Save the Children, Maggio 2024

La deprivazione materiale

I risultati dell’indagine mostrano che il 9,4% dei minori di 15-16 anni si trova in condizione di grave deprivazione, perché non ha a disposizione almeno 4 su 7 beni di prima necessità o attività essenziali per il proprio benessere e sviluppo educativo, sociale e psicofisico

Vivere in condizione di deprivazione significa per alcuni non poter partecipare alle gite scolastiche (24%), non avere tutti i materiali didattici (23,9%), o non poter invitare amici a casa perché non si ha nulla da offrire (8,5%)

A circa 4 ragazzi su 10 (il 37,7%) capita di vedere spesso o sempre i propri genitori preoccupati per le troppe spese e più di due su cinque (il 43,7%) aiutano i genitori ad affrontare qualche spesa, svolgendo qualche attività lavorativa per coprire le proprie spese (il 18,6%) o contribuire a quelle della famiglia (il 12,3%) o facendosi prestare o regalare quello che gli serve da amici e conoscenti.

La deprivazione non riguarda solo il contesto familiare ma anche quello del territorio in cui i ragazzi e le ragazze crescono. Quelli che emergono dal loro sguardo sono territori in cui non c’è cura per lo spazio comune, mancano opportunità lavorative e spazi di aggregazione e dai quali è spesso difficile muoversi per raggiungere altri luoghi.

Aspirazioni e aspettative

Circa 9 giovani su 10 desiderano avere un lavoro stabile, gratificante, sicuro e che sia pagato in modo dignitoso, una casa confortevole in cui vivere con una famiglia in cui ci si vuole bene e ci si comprende. Più di tre su quattro vorrebbero avere dei figli e essere un buon genitore, mentre tre su cinque vorrebbero andare all’università e 3 su 10 vorrebbero vivere in un’altra città o in un altro Paese.
Ma le loro aspettative su quante di queste aspirazioni si realizzeranno sono molto diverse perché c’è chi teme che non potrà permettersi di andare all’università, o chi pensa che non riuscirà a trovare un lavoro dignitoso. Su altri aspetti sono invece più fiduciosi: oltre il 70% pensa che riuscirà a fare quello che desidera o a svolgere un lavoro che consenta anche di avere il tempo per perseguire le proprie passioni.

Analizzando più approfonditamente le aspettative, emerge l’impatto che la deprivazione materiale, o altre caratteristiche individuali come il genere o il background migratorio, hanno sull’idea che si ha rispetto alle reali possibilità in campo educativo e lavorativo e più in generale sulla possibilità di riuscire a fare quello che si desidera.

Il 67,4% degli adolescenti in condizione di deprivazione materiale teme che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, a fronte del 25,9% dei coetanei in migliori condizioni socioeconomiche. Differenze simili si riscontrano in relazione al timore di non riuscire a trovare un lavoro dignitoso, ed essere quindi sfruttati (67,3% vs. 35,8%); non fare un lavoro che possa piacere loro e che permetta loro di mantenersi e mantenere la propria famiglia (36,1% vs. 16,3%), e che non lasci loro tempo libero per perseguire le passioni e interessi (37,3% vs. 22,2%)
Riguardo alla possibilità di guadagnare il giusto e arrivare ad avere abbastanza soldi grazie al lavoro, è interessante notare come nel passaggio dalle aspirazioni alle aspettative, più concrete e realizzabili, il salto sia molto più alto per i minori in condizione di povertà: per loro si attesta a 56,4 punti percentuali, a fronte dei 17,7 punti percentuali persi dai minori in condizioni socio economiche favorevoli, sintomo di come la povertà possa generare frustrazione e gravare negativamente sulle prospettive future.

Tra i giovani non in deprivazione è più forte anche la convinzione di riuscire a fare ciò che si desidera o ciò per cui si è portati, mentre poco più di uno su due, tra quanti sono in deprivazione, ha le stesse aspettative positive

L’impatto del genere e del background migratorio sulle aspettative

L’analisi delle aspettative mostra anche un forte gap di genere. Rispecchiando quanto accade nella realtà, dove le donne sono in media più istruite degli uomini ma lavorano e guadagnano meno, già a 15-16 anni le ragazze hanno aspettative più alte rispetto ai ragazzi per quanto riguarda gli studi, ma più dei ragazzi pensano che non riusciranno a trovare un lavoro dignitoso o che, pur lavorando, non riusciranno ad avere abbastanza soldi; e questo indipendentemente dalla loro condizione socioeconomica.

Il desiderio di andar via, verso un altro Paese, invece, è più diffuso tra i giovani con background migratorio, ancor più se di seconda generazione (vorrebbe vivere in un altro il 58,7% di loro), anche se colpisce che anche più di un minore su 3 italiano ritenga molto importante nel suo futuro emigrare all’estero.

Tra chi vive in piccoli comuni o nel Mezzogiorno è più forte invece l’idea di spostarsi in un’altra città nel futuro.

Infine, sulle aspirazioni educative dei giovani pesa molto il percorso educativo; non solo quello personale ma anche quello della madre. Infatti, i 15-16enni con una madre con un titolo di scuola superiore o una laurea danno maggior importanza alla possibilità di frequentare l’università

Allo stesso modo, aspirano a frequentare l’università in misura maggiore tutti quei ragazzi e quelle ragazze che hanno avuto un percorso scolastico meno discontinuo.

I ragazzi e le ragazze sono ben consapevoli dell’impatto che il crescere in una situazione di svantaggio ha sul proprio futuro e sulla possibilità di realizzare le proprie aspirazioni e i propri sogni. Più di 3 su 5, infatti, pensano che chi cresce in una famiglia in difficoltà economica dovrà affrontare molti ostacoli per stare al passo con gli altri, ma questo non li rende rassegnati al proprio destino. Solo il 3,6% infatti pensa che chi cresce in una famiglia in difficoltà economiche debba “accontentarsi” di fare quello che la condizione economica consente.

Uguali opportunità?

Secondo i minori di 15-16 anni, oggi in Italia un ragazzo/una ragazza che vive in una famiglia in difficoltà economica:

Le sfide future

Gli adolescenti dimostrano anche una grande consapevolezza delle sfide che interessano il nostro tempo; al primo posto, tra le loro preoccupazioni, c’è sicuramente il cambiamento climatico, seguito a breve distanza dall’intelligenza artificiale, a indicare che a differenza di quanto spesso si sia portati a pensare, i ragazzi e le ragazze sono ben consapevoli dei rischi che, insieme alle opportunità, caratterizzano l’era del rapido cambiamento tecnologico che stiamo attraversando. Segue, a breve distanza, l’importanza data a discriminazioni e violenza e alla crisi economica e all’impoverimento in generale.

Le proposte dei giovani

La consapevolezza sulle sfide da affrontare nel futuro è accompagnata anche da una chiara idea su quali siano le misure necessarie da adottare per aiutare i giovani, ma, sfortunatamente, anche da una diffusa mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni. Quasi il 60% dei minori di 15 e 16 anni ha poca o nessuna fiducia nelle capacità delle istituzioni di far fronte in particolare alla sfida delle disuguaglianze economiche e della povertà, a sostegno di bambini, bambine e adolescenti che vertono in condizioni di svantaggio