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LA FAME MANGIA
I BAMBINI

Nel 2023 la fame ha colpito circa 733 milioni di persone, 152 milioni in più rispetto al 2019. Nel mondo, 1 persona su 11 soffre la fame e la situazione peggiore è in Africa, dove ne soffre il 20,4% della popolazione, ovvero 1 persona su 5. La malnutrizione resta stabile in Asia (8,1%), continente che però continua a ospitare oltre la metà delle persone in condizione di fame nel mondo, e registra significativi progressi in America Latina.

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Proprietà artistica e letteraria riservata ©Save the Children
A cura di: Patrizia Luongo e Eleonora Tantaro
Foto di copertina: Francesco Alesi per Save The Children
Pubblicato da Save the Children, Ottobre 2024

La fame e la malnutrizione infantile nel mondo

Nel 2023 la fame ha colpito circa 733 milioni di persone, 152 milioni in più rispetto al 2019. Nel mondo, 1 persona su 11 soffre la fame e la situazione peggiore è in Africa, dove ne soffre il 20,4% della popolazione, ovvero 1 persona su 5. La malnutrizione resta stabile in Asia (8,1%), continente che però continua a ospitare oltre la metà delle persone in condizione di fame nel mondo, e registra significativi progressi in America Latina.





Malnutrizione nel mondo (valori % e assoluti), anno 2023. Fonte: FAO, IFAD, UNICEF, WFP and WHO. 2024. The State of Food Security and Nutrition in the World 2024

Sono 281,6 milioni, invece, le persone che hanno fronteggiato situazioni di elevata insicurezza alimentare nei 59 Paesi esaminati nel Global Report on Food Crisis e oltre 705mila quelle che si troveranno in situazioni di carestia, in soli 5 Paesi.





Paesi/Territori la cui popolazione si è trovata in situazioni di carestia nel 2023. Proiezioni di: FSIN and Global Network Against Food Crises. 2024.




Si nasce già affamati. Secondo le stime di Save the Children, più di 17,6 milioni di bambini sono nati in condizione di malnutrizione nel 2023, un quinto in più rispetto al 2013. Il 95% di queste nascite sono in Africa e Asia, un dato che però non tiene ancora conto dell’’escalation di violenza nei Territori Palestinesi Occupati e dell’impatto che sta avendo sia sulla condizione di malnutrizione che sta colpendo l’intera popolazione, che sul tasso di natalità nella regione.

L’insicurezza alimentare determina delle conseguenze profonde e di lungo periodo sulla crescita e lo sviluppo dei bambini, con conseguenze dirette sulla loro crescita: un bambino che nasce e cresce con una dieta squilibrata, carente delle vitamine e dei nutrienti necessari al suo sviluppo, avrà quasi certamente forti ripercussioni sulla sua salute. Sarà più esposto a malattie anche gravi, come il colera, malattie respiratorie o il morbillo, oltre al rischio molto elevato di avereritardi nello sviluppo cognitivo. Questi rischi sono ancora più importanti quando ad essere malnutrite sono le madri in gravidanza o in fase di allattamento: le donne malnutrite, infatti, corrono un rischio maggiore di dare alla luce bambini con basso peso alla nascita, con un maggiore rischio di mortalità al momento de parto, di mortalità infantile e di sviluppo di malattie croniche in età avanzata.

Guardando al quadro generale, va sottolineato come dal 2000 in poi la malnutrizione infantile sia costantemente diminuita, ma nonostante questo i dati sono ancora drammatici. Milioni di bambini sotto i 5 anni continuano a soffrire di malnutrizione. Nel 2022 erano 148 milioni (22,3% - più di un bambino su 5) i bambini affetti da malnutrizione cronica (stunted), un valore in calo rispetto a quello del 2012 (177,9 milioni); eppure, secondo la FAO, se le cose non cambieranno non si riuscirà a raggiungere il target fissato per il 2030 (13,5%). Se si escludono l’Australia e la Nuova Zelanda, l’Oceania è l’area con i valori più alti di malnutrizione tra i minori sotto i 5 anni, il 44%, un valore in crescita rispetto al 2012. Le stime ci dicono che 128,5 milioni di bambini (19,5%) saranno affetti da malnutrizione cronica nel 2030, di cui circa la metà vivranno in Africa occidentale e centrale.

Bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione cronica (2022), valori % e assoluti. Fonte: FAO, IFAD, UNICEF, WFP and WHO. 2024. The State of Food Security and Nutrition in the World 2024







Anche per quanto riguarda la malnutrizione acuta (wasted) tra i minori, una condizione che attualmente interessa 45 milioni di bambini sotto i 5 anni, la FAO stima che stante la situazione attuale e senza cambiamenti, non verrà raggiunto il target fissato per il 2030 (3%). Circa 1 bambino su 5 tra quelli con meno di 5 anni muore a causa della mancanza di cibo nutriente, che provoca ripetuti attacchi di malattie croniche come diarrea, morbillo e malaria, che a loro volta compromettono l’immunità del bambino. Cambiamenti climatici e conflitti hanno contribuito ad un incremento della malnutrizione acuta nei bambini, che è aumentata del 20% tra il 2020 e il 2022 nei 19 paesi maggiormente colpiti da crisi umanitarie (Afghanistan, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Kenya, Madagascar, Mali, Mozambico, Myanmar, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Uganda e Yemen), passando da 23 milioni nel 2020 (pre-pandemia) a 27,7 milioni nel 2022. Sebbene i dati mostrino una lieve riduzione dall’inizio del 2023 (27,1 milioni), lo scoppio di nuovi conflitti – come quello che sta colpendo il Medioriente – potrebbe aver causato un ulteriore aumento del numero di bambini affetti da malnutrizione acuta.

Bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione acuta (2022), valori % e assoluti. Fonte: FAO, IFAD, UNICEF, WFP and WHO. 2024. The State of Food Security and Nutrition in the World 2024







Sono invece in sovrappeso 37 milioni di bambini sotto i 5 anni, il 5,5% del totale. A livello globale e in tutte le fasce di età, la magrezza e il sottopeso sono diminuiti negli ultimi due decenni, mentre l'obesità è aumentata drasticamente. La prevalenza globale di magrezza tra i bambini in età scolare (5–9 anni) è diminuita dal 12,3% nel 2000 all'8,5%nel 2022 e si prevede che scenderà al 7,2% entro il 2030. Nel frattempo, l'obesità in questo gruppo di età è più che raddoppiata dal 2000, passando dal 4% nel 2000 al 10,2% nel 2022 e si prevede che aumenterà di 3,6 volte fino al 14,4% nel 2030 rispetto ai livelli del 2000. Sebbene la diminuzione della prevalenza di magrezza tra gli adolescenti (10–19 anni) sia stata graduale dal 2000 al 2022 (13,2% e 10,2%, rispettivamente), l'obesità è aumentata di 2,5 volte durante lo stesso periodo (2,8% e 7,2%, rispettivamente) e si prevede che sarà più che triplicata entro il 2030 rispetto ai livelli del 2000.

Bambini sotto i 5 anni in sovrappeso (2022), valori % e assoluti. Fonte: FAO, IFAD, UNICEF, WFP and WHO. 2024. The State of Food Security and Nutrition in the World 2024





Anche il numero di donne sottopeso – che era diminuito lentamente fino al 2020 – ha registrato un drammatico aumento tra il 2020 e il 2022 nei 12 Paesi maggiormente colpiti dalle crisi alimentari e nutrizionali. In questo periodo il numero di donne o adolescenti in gravidanza o allattamento che soffrivano di malnutrizione acuta è aumentato del 25% passando da 5,5 milioni a 6,9 milioni.

Le cause della fame





La possibilità di accedere a cibo in quantità sufficiente è compromessa da molteplici fattori in un mondo caratterizzato da quelle che vengono definite “policrisi”. Tra le principali cause della fame ci sono le crisi economiche, i conflitti armati e i cambiamenti climatici, e in tutti questi contesti i bambini rimangono i soggetti più vulnerabili. Anche nei Paesi ricchi o nelle grandi nazioni produttrici di cibo il problema della malnutrizione tornerà a farsi sentire e sarà collegato semplicemente alla povertà. Un mix di inflazione elevata e il rallentamento dell’economia globale porterà molte persone a gravi difficoltà nel pagare il cibo di cui hanno bisogno, aggravando la malnutrizione delle popolazioni già in povertà o soggette agli effetti dei cambiamenti climatici o dei conflitti armati. Basti pensare che circa 2,8 miliardi di persone (il 35,4% della popolazione mondiale) non si è potuto permettere una dieta sana nel 2022. La maggior parte di questi (71,5%) è concentrata nei Paesi a reddito basso. Globalmente si tratta di un valore in calo rispetto ai livelli del 2020 (9,7 miliardi) e sostanzialmente in linea con la situazione pre-pandemica. In Africa, però, la situazione è nettamente peggiorata, con quasi 925 milioni di persone impossibilitate ad accedere ad un’alimentazione sana a fronte degli 851,4 milioni del 2019.




Le principali cause dell’insicurezza alimentare nei Paesi/Territori in situazione di crisi alimentare, 2023. Fonte: GRFC Food Security TWG 2024

La fame come arma di guerra

I conflitti armati sono la causa principale dell’insicurezza alimentare per circa 135 milioni di persone in 20 Paesi del mondo. Il 65% di coloro che soffrono di insicurezza alimentare acuta vivono in aree fragili o colpite da conflitti.

I conflitti sono la principale causa della fame nella maggior parte delle crisi alimentari mondiali, dal Sudan alla Siria, dallo Yemen alla Repubblica Democratica del Congo, spingendo l'insicurezza alimentare e nutrizionale a livelli storici. Anche in Palestina una forte escalation del conflitto ha visto i livelli di fame aumentare drasticamente. L'insicurezza alimentare peggiora quando i combattimenti spingono un gran numero di persone ad abbandonare le proprie case, le proprie terre e i mezzi di sostentamento, e quando limitano l'accesso all'assistenza salvavita. Per i bambini questo significa un aumento del rischio di lavoro minorile, di sfruttamento, di violenze di genere, di matrimoni precoci e forzati e di arruolamenti nelle forze armate.

Almeno 110 conflitti armati si stanno combattendo sul Pianeta, tanti ne conta il Rule of Law in Armed Conflict Online Portal (RULAC) della Geneva Academy. Per la gran parte sono conflitti non internazionali – su cui non sono insoliti gli interventi da parte delle potenze occidentali– che coinvolgono soprattutto gruppi armati organizzati, più o meno riconosciuti, e con scarse risorse da impegnare in costosi proiettili ed esplosivi per sostenere le ostilità. Così, affamare le popolazioni civili al di là delle linee nemiche si fa assai spesso metodo di warfare di primario interesse: economico, efficace, impunito.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha riconosciuto il legame tra conflitto e fame e ha condannato l'uso della fame come arma di guerra, quando ha adottato, nel 2018, la sua storica risoluzione 2417. Questa risoluzione riconosce la necessità di spezzare il circolo vizioso del conflitto armato e della fame e di stabilire le responsabilità per coloro che sfruttano la fame per i propri fini.

Prima del 7 ottobre, la malnutrizione acuta a Gaza era quasi inesistente. Ma alla fine del 2023 i risultati dell'analisi della fase di classificazione integrata della sicurezza alimentare e della nutrizione (IPC) mostrano una realtà diversa e cambiata. Tutte le famiglie ogni giorno saltano i pasti. Alcune famiglie passano giorni e notti senza mangiare. L'intera popolazione è allo sfinimento per mancanza di cibo.

Neonati, bambini, donne in gravidanza e in allattamento, sono attualmente più vulnerabili rispetto a prima dell'escalation del conflitto, perché hanno uno scarso accesso a cibo e beni salvavita. Anche la mancanza di acqua e servizi igienici adeguati sta portando ad una maggiore diffusione di malattie come la diarrea, una delle cause dirette della malnutrizione, insieme allo scarso apporto nutrizionale.



Cambiamenti climatici

Il problema della fame nel mondo non può essere risolto senza fronteggiare le cause della crisi climatica. Si stima che nel 2023 gli eventi metereologici estremi – come la siccità, i cicloni e le inondazioni – siano stati la causa primaria di alti livelli di insicurezza alimentare per 72 milioni di persone in 18 Paesi, tra cui 33 milioni di minori. Tale numero è più che raddoppiato dal 2018, quando gli eventi metereologici estremi erano la causa primaria della fame per 29 milioni di persone, di cui 13 milioni bambini.

Se non diminuirà la dipendenza da combustibili fossili, entro il 250 si verificheranno quasi 950mila decessi aggiuntivi ogni anno nei bambini fino a 5 anni di età a causa della malnutrizione correlata ai cambiamenti climatici.