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NASCOSTI IN PIENA VISTA:
FRONTIERA 18

I Minori Stranieri Non Accompagnati attraversano continue frontiere, non solo fisiche e geopolitiche, ma anche simboliche. Il compimento dei 18 anni è una di queste e può essere la più difficile da superare. Di questa FRONTIERA 18 di occupa la nuova edizione del rapporto “Nascosti in piena vista”.



Leggi il rapporto

Proprietà artistica e letteraria riservata ©Save the Children
A cura di: Patrizia Luongo e Eleonora Tantaro
Foto di copertina: Gianfranco Ferraro per Save the Children
Pubblicato da Save the Children, Dicembre 2024

Attraversare le frontiere

Le traiettorie di vita dei Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) sono segnate dal continuo attraversamento di frontiere, che vanno al di là di quelle fisiche e geopolitiche, e spesso sono simboliche, familiari, culturali, linguistiche e urbane. Sono frontiere che si sovrappongono e interagiscono in modi imprevedibili, diventando barriere invalicabili che sbarrano la strada al percorso migratorio di tanti minori. Il compimento dei 18 anni, per un minore straniero non accompagnato, rischia di essere una frontiera difficile da superare: molti ce la fanno e riescono a costruire una vita da adulti che segue una strada lineare, ma molti altri si fermano e si perdono.

È proprio di questa FRONTIERA 18 che si occupa l’ultima edizione del rapporto “Nascosti in piena vista”, realizzato dal Centro Ricerche di Save the Children e lanciato in occasione della Giornata Mondiale dei Migranti.



La fotografia dei minori stranieri non accompagnati in Italia

I minorenni coinvolti nelle migrazioni sono sempre più numerosi. Si stima che nel 2023, 55.700 minorenni siano entrati da soli o con le proprie famiglie nei 6 Paesi che formano le porte della “Fortezza Europa” – Grecia, Italia, Bulgaria, Spagna, Cipro e Malta – il 58% in più rispetto al 2022, anno in cui si era già registrato un incremento rispetto al precedente del 41%. Il 64%, ben 35.500, sono minori non accompagnati o separati.

Lost in Europe stima più di 51mila minori non accompagnati scomparsi tra il 2021 e il 2023 (50 minorenni al giorno in media) in 30 Paesi, 27 Ue più Regno Unito, Svizzera e Norvegia. In Italia sono quasi 23mila nei 3 anni considerati.

Al 31 ottobre 2024, in Italia sono presenti 19.215 minori stranieri non accompagnati.







Se si considera la serie storica delle presenze dal 2019 ad oggi, è stato osservato che la presenza dei minori non accompagnati nel triennio 2019, 2020 e 2021 è sempre stata al di sotto delle 10mila persone, mentre dal 2022 è in costante crescita e in due anni i minori non accompagnati sono più che raddoppiati rispetto al triennio precedente. Nei primi sei mesi del 2024, si assiste ad una leggera ma costante decrescita delle presenze.



Cosa succede all'arrivo in Italia

Durante la minore età, i minori stranieri non accompagnati hanno diritto alla protezione e al rispetto del “superiore interesse del minore”. Tuttavia, questo diritto spesso si scontra con ostacoli concreti che rendono il percorso verso una vita dignitosa particolarmente accidentato. Uno dei primi ostacoli è l’accertamento dell’età.

Dopo l’arrivo in Italia, infatti, la legge prevede diversi passaggi indispensabili per identificare la persona come minorenne, quando non può esibire documenti di identità, e assicurarle protezione e accoglienza. Il primo di tali passaggi riguarda appunto l’accertamento dell’età, una procedura cruciale per garantire che il minore riceva le tutele dovute e si possa avviare un percorso di protezione adeguato.

Il rischio di una errata identificazione di un minore come adulto può avere come conseguenza il rischio, fra le varie criticità, di essere inseriti nella cosiddetta “procedura accelerata” per il riconoscimento della protezione internazionale. Questa procedura, introdotta nel 2023, si svolge direttamente alla frontiera e comporta una forte riduzione dei tempi di esame delle domande di coloro che provengono da Paesi considerati sicuri: la riduzione delle tempistiche, che potrebbe sembrare positiva, in questo caso rischia di rendere più difficile l’emersione di eventuali errori nell’identificazione della minore età, che spesso vengono alla luce dopo diverso tempo.

L’apertura della tutela e il primo rilascio del permesso di soggiorno sono i due passaggi fondamentali per avviare il percorso di inclusione di un minore straniero non accompagnato e cruciali per evitare ritardi che potrebbero compromettere l’intero processo.

Quando viene segnalata la presenza di un minore non accompagnato, il tribunale per i minorenni competente per territorio, procede alla nomina di un tutore legale. Questo sistema dovrebbe garantire che ogni minore non accompagnato abbia una rappresentanza legale durante il suo percorso di accoglienza e integrazione. In attesa della nomina di un tutore, il legale rappresentante della struttura di accoglienza assume temporaneamente il ruolo di tutore. Nella realtà, però, la situazione spesso è diversa. In molti casi, la procedura per la nomina di un tutore si rivela lunga e complessa e non si individuano tutori volontari disponibili. Esiste infatti una sproporzione tra il numero di minori e il numero di tutori volontari disponibili, soprattutto in alcune regioni. Di conseguenza, il tutore protempore della comunità di accoglienza si trova a dover ricoprire questo ruolo per lunghi periodi, talvolta fino al compimento del diciottesimo anno del ragazzo.





Il permesso di soggiorno per minore età

Uno dei documenti indispensabili per procedere lungo il percorso di inclusione dei minori stranieri non accompagnati è il rilascio del permesso di soggiorno per minorenni. La mancanza di documenti o il ritardo nel loro rilascio può rallentare significativamente il percorso di inclusione e creare una situazione di grande incertezza per i giovani, limitando le loro opportunità di accesso al lavoro, ai servizi e alla formazione. Il permesso di soggiorno nella pratica garantisce anche la possibilità di iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale (SSN): sebbene la Legge 47/2017 preveda l’iscrizione anche in assenza dell’attestato di soggiorno, questa non è garantita ovunque e molti minori restano a lungo con il solo codice STP (Straniero Temporaneamente Presente), ossia il codice di identificazione che viene assegnato all’atto della richiesta di cure oppure su richiesta esplicita, ai cittadini stranieri presenti irregolarmente sul territorio italiano. Il codice è valido per 6 mesi e rinnovabile, ma non consente di accedere a tutte le prestazioni del SSN.

Nel 2023, a fronte di 27.476 ingressi di minori non accompagnati, è stato chiesto il rilascio di 16.253 permessi di soggiorno per minore età, di cui il 94% relativo a maschi e il 6% a femmine. Nello stesso anno sono state invece 2.205 (in aumento rispetto agli anni precedenti) le richieste di protezione internazionale da parte di minori stranieri non accompagnati.

Nei primi sei mesi del 2024, a fronte di 6.134 ingressi è stato chiesto il rilascio di 11.449 permessi di soggiorno per minore età, il che può fornire un’idea della tempistica del rilascio, coinvolgendo evidentemente le richieste del 2024 dei minorenni arrivati nel 2023 in Italia.

Le domande di protezione internazionale nello stesso periodo di riferimento sono state 1.161







L'accoglienza

Il buon funzionamento della prima accoglienza è da considerarsi fondamentale ai fini dell’inclusione perché può essere determinante nell’orientare le scelte di un minore sul suo futuro.

Riguardo alla seconda accoglienza, nel sistema SAI, dai dati aggiornati al 30 ottobre 2024, risultano 208 progetti per minori stranieri non accompagnati in tutta Italia, per un totale di 5.976 posti. Come è evidente, non ci sono sufficienti posti in questo tipo di strutture. L’accoglienza gestita direttamente dai Comuni attraverso risorse provenienti dal Fondo Nazionale per l’Accoglienza dei minori stranieri non accompagnati è una ulteriore opzione, ma questa può essere considerata solo dopo aver verificato che non ci siano disponibilità né nel SAI né nei CAS. Questo ultimo punto rappresenta una novità importante poiché in passato si valutava questa opzione di accoglienza prima di passare alla rete dell’accoglienza straordinaria (CAS minori). In effetti solo poco più di un minorenne su due (58,1%) a giugno 2024 era accolto in centri di seconda accoglienza, SAI o extra SAI.
Di conseguenza, i minori stranieri non accompagnati sono spesso accolti nei centri di accoglienza straordinaria (CAS minori), gestiti dalle Prefetture, dove sono garantiti solo servizi di base e che dovrebbero limitare l’accoglienza al tempo necessario per il trasferimento nelle strutture SAI. Oltre a questi centri di grandi dimensioni e ai centri di prima accoglienza governativi essenzialmente gestiti nell’ambito dei Fondi FAMI, nel tempo sono fiorite altre tipologie di strutture emergenziali: complessivamente, al 30 settembre 2024 il 25,7% (4.069) dei minorenni accolti, era ospite presso questi grandi centri, dove sono garantiti solo servizi di base. In caso di momentanea indisponibilità di posti, la nuova normativa permette inoltre alle Prefetture di disporre il provvisorio inserimento dei minori ultra 16enni - per un periodo comunque non superiore a novanta giorni - in una specifica sezione dedicata in centri per adulti, un’eventualità che suscita preoccupazioni per la sicurezza dei minori a causa del rischio di promiscuità (una situazione che riguardava 252 minorenni al 30 settembre 2024).

Infine, è da sottolinearsi che la legge 47 promuove anche per i minori non accompagnati il ricorso all’affido familiare in via prioritaria rispetto al collocamento in struttura, ma questo istituto risulta ancora scarsamente applicato (a giugno 2024 risultavano accolti in famiglia il 21,5% dei minorenni presenti in Italia, ma di questi ben l’87% è rappresentato da minorenni di nazionalità ucraina).







Cosa succede al compimento dei 18 anni?

Il fattore tempo gioca un ruolo cruciale nella vita dei minori stranieri non accompagnati. Ogni istante è prezioso: dall’accertamento della loro età, fino all’ottenimento dei documenti e alla nomina del tutore. Allo stesso modo, la percezione del tempo da parte di un’adolescente è sensibilmente differente da quella di un adulto e alcune attese si rivelano enormi e non sostenibili. Anche gli operatori dell’accoglienza lavorano sotto pressione, cercando di offrire ai ragazzi gli strumenti per diventare autonomi il più velocemente possibile.

Il tempo non è uguale per tutti. C’è chi riesce a sfruttarlo meglio, chi ha più opportunità, e chi invece deve correre per non rimanere indietro. Ma crescere in fretta non è facile, e non tutti sono pronti. Ecco perché un momento particolarmente delicato nel percorso dei minori stranieri non accompagnati in Italia è il compimento dei 18 anni. Se le sfide burocratiche legate all’arrivo nel Paese sono già complesse, la transizione alla maggiore età rappresenta un nodo ancora più difficile. Un problema significativo è la mancanza di dati certi che possano fornire un quadro chiaro di ciò che accade a questi giovani una volta diventati maggiorenni. È come se, passando dall’essere minori sotto monitoraggio ad essere adulti, entrassero in una sorta di invisibilità, anche dal punto di vista statistico.

Come rilevato, al 31 ottobre 2024 nel sistema di accoglienza risultano presenti 19.215 minori stranieri non accompagnati. Di questi, 10.020 (il 52,15%) ha 17 anni e quindi nei prossimi mesi diventerà maggiorenne, ma non è possibile ricostruire con certezza quello che accade al compimento del 18° anno, a causa della mancanza di dati confrontabili fra loro.



La conversione del permesso di soggiorno per minore età in altro permesso

Per garantire un accompagnamento all’autonomia, il sistema di accoglienza dovrebbe assicurarsi che i ragazzi e le ragazze in dimissione dal sistema abbiano in mano tutti i documenti necessari, tra cui il permesso di soggiorno, il codice fiscale e il passaporto. Tuttavia, ritardi e complicazioni burocratiche rendono la transizione all’età adulta estremamente complessa, rischiando di minare gli sforzi fatti per costruire un futuro stabile in Italia.

I minori stranieri non accompagnati che diventano maggiorenni nel nostro Paese possono richiedere la conversione del permesso di soggiorno per minore età in un permesso per studio, lavoro subordinato o autonomo, o per attesa occupazione. La documentazione per avanzare questa richiesta è particolarmente complessa. Questa comprende attestati di percorsi formativi o un contratto di lavoro, oltre che l’alloggio regolare e il passaporto, non richiesto invece per il permesso di soggiorno per minore età, rendendo evidente che molti giovani stranieri hanno bisogno di supporto per affrontare questo iter.

Nel corso del 2023, 11.700 neo-diciottenni sono usciti dal sistema di accoglienza e protezione. Nello stesso anno i permessi rilasciati a seguito di conversione dal permesso per minore età sono stati 1.366, di cui la maggior parte (1254) per motivi di lavoro subordinato.





Il prosieguo amministrativo

Compiuti 18 anni, come ricordato, un minore non accompagnato rischia di uscire improvvisamente dal sistema di protezione istituzionale, con il forte rischio di vanificare gli sforzi suoi e degli operatori che lo hanno seguito precedentemente.

Per arginare questo rischio, è previsto che i minori stranieri non accompagnati possano richiedere un prosieguo dell’accoglienza fino ai 6 mesi successivi al compimento della maggiore età o per un periodo ulteriore disposto dal Tribunale per i minorenni. Nonostante ciò, sono stati rilevati casi di neomaggiorenni che si sono visti negare questa possibilità.

Inoltre, per i neo-maggiorenni che pur avendo intrapreso un percorso di crescita e integrazione nel nostro Paese hanno bisogno di un ulteriore supporto per conquistare una completa autonomia, la Legge 47 ha formalizzato l’istituto del prosieguo amministrativo, sulla base del quale gli stessi possono essere sostenuti sino ai 21 anni.

Al 17 ottobre 2024 risultano attivi 1.601 prosiegui.